In Siria, dove le macerie del terremoto si aggiungono a quelle della guerra, e in Libano, provato da una gravissima crisi politica ed economica, i progetti finanziati con i fondi dell’8xmille che i cittadini italiani destinano alla Chiesa cattolica rappresentano un segno di speranza e di solidarietà concreta. Lo hanno potuto constatare sul campo Mons. Giuseppe Baturi, Arcivescovo di Cagliari e Segretario Generale della CEI, e Don Leonardo Di Mauro, Responsabile del Servizio per gli interventi caritativi per lo sviluppo dei popoli, che si sono recati in Siria e Libano dal 27 febbraio al 6 marzo scorsi, accompagnati da Maria Ricci, coordinatrice dei progetti Avsi.
La delegazione CEI ha potuto vedere e conoscere meglio la rete di “Ospedali aperti”, gestita da Avsi, che dal 2017 ad oggi ha curato gratuitamente oltre 97 mila persone. La visita ha riguardato tre nosocomi e un dispensario: l’Ospedale Italiano di Damasco, attualmente gestito da 9 suore salesiane e diretto dal Dott. Joseph Fares, completamente attrezzato e funzionante; l’Ospedale Francese di Damasco, dove quattro suore della carità di S. Vincenzo de Paoli coordinano 130 medici e 180 infermieri, che ha offerto cure mediche a circa 4000 feriti di guerra; l’Ospedale Francese di Aleppo (Hopital St. Luis) fondato nel 1905, con 77 posti letto, gestito dalle suore di S. Giuseppe dell’Apparizione; il Dispensario di Kaskul, dove 20 medici volontari prestano servizio insieme a tre suore Basiliane una delle quali si occupa della “Cucina Popolare” che serve pasti a più di 300 poveri.
Nella desolazione di Aleppo, che fa i conti con la distruzione provocata prima dalla guerra e poi dal sisma, con l’inflazione, con la pandemia da Covid e con altre epidemie, un luogo che ha resistito è un palazzo, completato con i fondi 8xmille, che ospita 66 famiglie disagiate. Al piano inferiore, le officine di arte e mestieri, la falegnameria, il laboratorio di taglio e cucito; accanto la scuola infermieri con 90 studenti (per l’80% musulmani). Il corso è triennale: dal 2014, ogni anno, si diplomano in 30.
Sempre ad Aleppo, grazie ad un progetto finanziato dalla CEI, i Francescani – sostenuti dall’Associazione Pro Terra Sancta (Ats) – riescono a dare assistenza agli sfollati: pasti caldi e accoglienza nei locali dei due centri e dei conventi, generi alimentari, kit di pronto soccorso, coperte e vestiti per 2500 famiglie di Aleppo e Latakia. In una seconda fase, l’intervento aiuterà la ricostruzione di edifici e case. “Un nome e un futuro” è invece il nome del progetto, sempre promosso da Ats, che ha come obiettivo il sostegno a donne, spesso vittime di violenza, e a bambini orfani o abbandonati: nei due centri di Aleppo e in quello di Latakia vengono organizzate attività ricreative ed educative, ma anche percorsi formativi rivolti agli adulti in vista del loro inserimento lavorativo.
La delegazione della CEI ha potuto vedere all’opera Caritas Siria, impegnata sul territorio in diversi programmi, tra cui quello a favore dei profughi siriani in Siria, Libano e Giordania, finanziato dal 2014. Ad Aleppo, con il supporto di Caritas Italiana, gli operatori e i volontari della Caritas locale distribuiscono aiuti materiali, offrono sostegno psicologico e supportano giovani e adulti nel loro inserimento sociale e lavorativo.
Nei diversi incontri, Mons. Baturi e don Di Mauro hanno incrociato il dolore e la sofferenza, ma anche la speranza e la voglia di futuro. È accaduto ad esempio in due istituti scolastici: a Damasco, nella Scuola El Ryad, ristrutturata due anni fa dall’Ente Nazionale Giuseppini del Murialdo con un finanziamento CEI, dopo essere stata attaccata prima dai ribelli e poi occupata dai soldati negli anni della guerra, dove oggi lavorano per 1500 alunni 160 insegnanti con tre suore della carità di Santa Giovanna Antida; ad Aleppo, nella scuola media dove al momento sono accolte da Avsi 80 famiglie sfollate con numerosi bambini, tra i quali Hamin (che significa “nostalgia”) nata due giorni dopo il terremoto.
Prima del rientro in Italia, la delegazione si è fermata a Beirut. Qui, grazie all’aiuto di Caritas Italiana, gli operatori della Caritas locale cercano di rispondere alle esigenze della popolazione, piegata dalla crisi economica aggravatasi con il Covid e con l’esplosione al porto dell’agosto 2020. A questo, si affianca l’opera del Vicariato Latino che, con i fondi dell’8xmille, può sostenere la formazione dei ragazzi più poveri e assistere i disabili. Non meno importante è l’attività portata avanti dalla Congregation des Franciscaines de la Croix du Liban che sta ripristinando la cucina (che prepara dai 1200 ai 1500 pasti al giorno) dell’Ospedale Psichiatrico De La Croix, il più grande centro universitario del Paese che cura 1000 malati.