I governi di Liberia e Sierra Leone stanno adottando misure drastiche "chiusura delle frontiere, coprifuoco, stato di emergenza" per cercare di bloccare l'Ebola, l'epidemia che sta colpendo l'Africa Occidentale. All'interno, però, la situazione sanitaria è grave: gli ospedali sono chiusi o lavorano al minimo.
Rispondendo a una richiesta dei Fatebenefratelli, che nei due Paesi gestiscono due ospedali e che hanno pagato un prezzo in vite umane per la loro dedizione il Comitato per gli Interventi Caritativi a favore del Terzo Mondo ha stanziato i fondi per un progetto che punta a isolare la malattia.
"Esiste un accordo generale per trattare questa epidemia come una catastrofe naturale" spiegano i religiosi "impegnandosi a tenere un periodo di almeno tre mesi di assistenza sanitaria completamente gratuita per la popolazione".
In entrambi i Paesi l'assistenza sanitaria è a pagamento. L'epidemia sta avendo gravi ripercussioni sull'economia dei Paesi colpiti. Le scuole sono chiuse, l'amministrazione sta lavorando a ritmi ridotti, le società straniere rimpatriano il personale e diminuiscono l'attività. Prevenzione e controllo del contagio sono le sole misure efficaci al momento. Di qui la proposta di intervenire con un programma che non escluda nessuno a motivo dei costi.
Il contributo è pari a 477.525 euro che, assommandosi ai 159.175 euro assicurati dall'organizzazione proponente, copre l'intero costo del progetto riguarda il St. John Hospital di Lunsar (Sierra Leone) e il St. Joseph Catholic Hospital di Monrovia (Liberia), entrambi gestiti dall'Ordine Ospedaliero San Giovanni di Dio, quello appunto dei Fatebenefratelli.